La nascita di roma
Come si racconta nell'Eneide, Enea, figlio della dea Venere, fugge da Troia,
ormai presa dagli Achei, con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio; mentre
la moglie Creusa, figlia del re Priamo, perisce nell'incendio della città. Dopo
varie peregrinazioni nel Mediterraneo, Enea approda nel Lazio, come si era
riproposto in seguito al racconto della madre, che dopo una predizione gli aveva
detto di fondare una città nella patria di Dardano (il suo antenato che sempre
secondo la leggenda era stato il fondatore di Troia). Nel Lazio, Enea viene
favorevolmente accolto dal re Latino, che gli fa conoscere sua figlia Lavinia.
Enea si innamora perdutamente di lei ma viene a sapere che Latino l'ha già
promessa a Turno, re dei Rutuli. Il padre di Lavinia ascolta le intenzioni di
Enea ma temendo una vendetta da parte di Turno si oppone ai suoi desideri. La
disputa per la mano della fanciulla diventa una vera e propria guerra, a cui
partecipano le varie popolazioni italiche, compresi gli Etruschi e i Volsci;
Enea si allea con alcune popolazioni greche provenienti da Argo e stanziate
nella città di Pallante sul Palatino, regno dell'arcade Evandro e di suo figlio
Pallante[1]. La guerra è molto sanguinosa (subito muore Pallante ucciso da
Turno), e per evitare ulteriori vittime si decide che la sfida fra Enea e Turno
dovrà risolversi in un combattimento tra i due "comandanti" e pretendenti. Enea
ha il sopravvento, sposa Lavinia e fonda la città di Lavinio (l'odierna Pratica
di Mare).
La lupa capitolina
Dopo trent'anni, Ascanio fonda una nuova città, Alba Longa, sulla quale regnano
i suoi discendenti. Molto tempo dopo il figlio e legittimo erede del re Proca di
Alba Longa, Numitore, viene spodestato dal fratello Amulio, che costringe la
figlia Rea Silvia a diventare vestale e a fare quindi voto di castità. Tuttavia
il dio Marte s'invaghisce della fanciulla e la rende madre di due gemelli,
Romolo e Remo. Il re Amulio ordina l'uccisione dei gemelli, ma il servo
incaricato di eseguire l'assassinio non ne trova il coraggio e li abbandona alla
corrente del fiume Tevere. La cesta nella quale i gemelli sono stati adagiati si
arena sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio, dove
i due vengono trovati e allevati da una lupa. Li trova poi il pastore Faustolo
che insieme alla moglie Acca Larenzia li cresce come suoi figli. Una volta
divenuti adulti e conosciuta la propria origine Romolo e Remo fanno ritorno ad
Alba Longa, uccidono Amulio, e rimettono sul trono il nonno Numitore.
Romolo e Remo ottengono quindi il permesso di andare a fondare una nuova città,
nel luogo dove sono cresciuti. Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul
Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remora e fondarla sull'Aventino. È lo
stesso Livio che riferisce le due più accreditate versioni dei fatti: "Siccome
erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come
criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare,
attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e
chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni
augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei
avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il
doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi
avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di
aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al
numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a
parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più
nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello,
avrebbe scavalcato le mura appena erette [più probabilmente il pomerium, il
solco sacro] e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo
queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi
scavalcare le mie mura.» In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e
la città appena fondata prese il nome del suo fondatore."[2].
La città è quindi fondata sul Palatino, e Romolo diventa il primo Re di Roma.